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LETTERA APERTA Al SIGNOR SINDACO DI GESUALDO La pro-loco di Gesualdo, per la
vanità dei suoi portavoce, pubblica libri ed opuscoli
demenziali, che certamente non danno prestigio al paese , anzi lo espongono al
ridicolo. Recentemente elementi dell’associazione
“culturame” hanno diffuso l’opuscolo “SAN PIO - Gesualdo”, con una breve storia
del paese, che oltraggia il buon senso e l’intelligenza. Nell’opuscolo è detto che tra
l’epoca Longobarda e quella Normanna, “non si hanno notizie perché
predominavano le barbarie, i soprusi d’ogni genere, e la distruzione d’ogni
forma di cultura e di storia”. Ricordo che nel
642 Ajone I° perse la vita per
preservare le nostre terre dall’invasione degli Albanesi. Il
Cristianesimo si diffuse grazie ai Longobardi, dopo la vittoria dei cristiani
sugli ariani, per merito della duchessa friulana Teodata, moglie del duca Romualdo
I°. Il duca Grimoaldo
I°, suocero della
duchessa di Cividale, fu legislatore e re di Pavia dell’Italia longobarda dal 661 al 671. Arechi II° 758-787 principe di Benevento, stravedeva per Eclano,
perciò edificò chiese e potenziò la diocesi
dalla quale dipendeva anche il territorio di Gesualdo. Il summenzionato
Arechi, commissionò all’aio (maestro) di sua moglie, Paolo Diacono (fantasioso
storiografo), la storia dei Longobardi prediligendo la nostra zona. Va
ricordato altresì che Arechi, per abolire il culto corporativo pagano di Eclano
per Mercurio, nume dei commercianti, introdusse nella
nostra capitale di allora, la devozione per San Mercurio, incaricando Anastasio
Bibliotecario per la stesura dell’agiografia. Nel periodo delle supposte
“barbarie” i longobardi espressero molti Abati di Montecassino, Papi e Santi:
lo stesso San Tommaso d’Aquino
apparteneva a famiglia longobarda. Nell’ 835 Sicardo per incrementare l’uso delle strade di collegamento dei
nostri villaggi fece una legge che vietava il transito fluviale perché allora
il fiume Calore, essendo navigabile, riduceva il traffico terrestre. Nell’848 grazie
alla mediazione di Ludovico II°, re
di Francia e poi Imperatore, lo stato di Benevento fu diviso tra Radelchi (839-850) a cui fu assegnato
il Principato di Benevento, e Siconulfo
(840-849) a cui fu assegnato quello di Salerno. In quella
occasione fu fatta la strada che collegava Benevento, Eclano (Quintodecimo) e Conza. La via passava
per il territorio dell’attuale Gesualdo,
e a Migliano di Frigento era indicato la metà del percorso e il
confine tra i due principati. Ai Longobardi del Sud vanno
attribuiti i primi scritti della lingua italiana, “I placiti cassinesi”,
redatti durante il principato di Landolfo
III° di Benevento (962-968). Nell’opuscolo “San Pio” è confuso
Ruggero Borsa col sovrano Ruggero II° il Normanno, che nel 1130 unificò tutto il Mezzogiorno, e
nel 1140 promulgò le “Assise di Ariano”.
Allora il Regno del Sud si chiamava Regno di Sicilia ed aveva per capitale
Palermo. A prescindere dal fatto che tutta la genealogia dei normanni è sbagliata nel suddetto opuscolo, i Gesualdo furono
partigiani di Tancredi re di Sicilia
(m.1194), rivale di Enrico VI,
padre del grande imperatore Federico
II°. Per questo furono sempre odiati dagli Svevi, sconfitti da Carlo
D’Angiò nel 1266 a Benevento. Per codeste considerazioni,
siccome certi personaggi della pro-loco gesualdina, da oltre 10 anni diffondono
ed esprimono ignoranza e presunzione, voglia Signor Sindaco
guardarsi dal concedere contributi “all’associazione” e farsi promotore di un
più decente Circolo Culturale Gesualdino. In fine, le faccio osservare che la situazione è più grave di quanto sembra, se si pensi, che queste “storie” sono diffuse anche su internet alla portata del mondo intero. Sarebbe giusto se fossero rimosse! La storia del nostro paese è patrimonio dell’intera comunità che va
difesa da chi vuole depauperarla per la sola smania di un inutile protagonismo. Gesualdo 23 09 2004
Con ossequi
Giuseppe Mannetta |